Fegato, cuore, milza, animelle ed altre
frattaglie erano utilizzate per preparare il gustoso "sfriullo":
soffritto insaporito da foglie di alloro, peperoncino piccante,
popone sott'aceto. Lo sfriullo era consumato come pranzo,
accompagnato da vino nero. Canti, balli e tanta allegria
concludevano degnamente l'avvenimento. Il giorno successivo, le
donne della famiglia, coadiuvate da un esperto maneggiatore di
coltelli, "sfilettavano il maiale ", riducendolo a pezzi,
iniziando cosi la complessa procedura per la conservazione delle
varie parti. Le parti che si lavoravano e si conservavano sono:
parti estreme, sugna (nzognà), lardo,
pancetta, salsiccia, soppressata, capocollo,
prosciutto.
Parti estreme
Le parti estreme del
maiale come il muso o grugno, la coda, le orecchie, le zampe ed
anche le ossa, venivano salate e conservate in capaci contenitori
di terracotta (fesine). Il loro utilizzo gastronomico è
collegato con la preparazione di gustose minestre di verdure, sia
orticole e sia spontanee.
Sugna (nzogna)
Grasso di maiale
utilizzato in gastronomia e in pasticceria. Veniva ricavato dai
panni adiposi situati nella parte ventrale dell’animale. Le masse
di grasso venivano ridotte a pezzetti e liquefatti sul fuoco. La
parte liquida veniva conservata in vasi di terracotta, dove si
solidificava, assumendo una colorazione bianca. I residui solidi
(sfringele) venivano recuperati ed utilizzati per la
preparazione di gustose focacce (pizza pe li sfringele). La
sugna serviva a mantenere la stabilità della stagionatura di
salsicce e soppressate. Nella cucina è utilizzata per insaporire
le patate al forno e preparare i taralli (scavetatielli).
Lardo
E' la parte sottocutanea ventrale più grassa del maiale,
costituito dalla cotica e dal grasso vero e proprio. Si ricavavano
i due pezzi allungati, che rifilati e salati per un periodi di una
settimana circa, venivano messi a stagionare. Era prevalentemente
utilizzato in cucina come surrogato dell'olio nei sughi, ridotto a
poltiglia previo martellamento di pezzi di lardo sul "ciaccalardo",
cotto insieme con cipolla o aglio. Spesse volte era utilizzato
come companatico, accompagnato da cipolla o fave fresche.
Pancetta
(Ventrescka)
Si ottiene dalla
parte ventrale magra del maiale. Si ricavano due pezzi allungati
che dopo essere stati rifilati venivano salati per una settimana
circa. Dopo la salatura venivano pulite con vino bianco e condite
con pepe macinato, oppure con peperoncino piccante. Il periodo di
stagionatura durava circa un mese. La pancetta è un ottimo
companatico, alcune volte è utilizzato in cucina come condimento
di alcuni piatti di pasta e verdura: utilizzazione tipica è la "sckardella",
soffritto di pezzettini di pancetta in olio d'oliva.
Salsiccia
(zazicchia)
E' un prodotto
pregiato tipico del maiale. Per la loro preparazione viene
utilizzata la carne che si ricava dalle spalle. Tale carne veniva
tagliuzzata con i coltelli. Ancora oggi per indicare una salsiccia
di buona fattura si usa indicare come " salsiccia a punta di
coltello ". Il materiale tagliuzzato porta alla formazione di un
impasto che deve essere equilibrato, cioè deve risultare ne troppo
grasso e ne troppo magro. Condito con sale e pepe macinato
l'impasto veniva fatto riposare per un giorno. In alternativa come
condimento si aggiungevano semi di finocchio selvatico e il pepe
viene sostituito dal peperoncino piccante macinato. Dopo il riposo
si procedeva alla fase di riempimento delle budella, a suo tempo
lavate e salate. Si utilizza un piccolo imbuto di alluminio. Le
salsicce così ottenute vengono legate con un cordoncino di spago,
e la superficie dei rocchi viene bucherellata per favorire
l’espulsione di eventuali residui d'aria. Ultimate queste
operazioni le salsicce venivano fatte stagionare per circa un
mese, ed erano pronte per il periodo di Carnevale.
Soppressata
(supersata)
Le carni utilizzate
per produrre le soppressate sono le stesse utilizzate per le
salsicce. La procedura è simile. La carne veniva tagliata a
pezzettini con coltelli affilatissimi, per rendere particolarmente
saporito l'impasto, si utilizzava il grasso di lardo dell'anno
precedente, il pepe che, oltre a somministrarlo macinato, si
aggiungeva anche ad acini interi. Le budella per l’insaccamento
utilizzate sono quelle grandi. La tecnica riempitiva è la stessa
che per le salsicce. La stagionatura richiede un tempo maggiore e
si protraeva fino a tutto il mese di marzo.
Capocollo (capokuollo)
La carne che veniva
utilizzata era la parte lombale e dorsale del maiale. Il numero
dei capocolli che si ricavavano da ogni maiale variava da quattro
a sei. I pezzi di carne, a forma cilindrica, disossati e rifilati,
venivano messi in salagione per una dozzina di giorni. Dopo questo
periodo di salatura, venivano lavati con vino bianco e messi ad
asciugare per alcuni giorni. Ultimata l’asciugatura si pepava la
parte esterna, in alternativa veniva utilizzato del peperoncino
piccante macinato. I capocolli così ottenuti venivano avvolti in
guaina di grasso animale, legati con lo spago e listati con
listelli di canna. La stagionatura terminava verso la fine del
mese di maggio.
Prosciutto (prusutte)
Dalle due cosce
posteriori del maiale si ricavavano due prosciutti. Le cosce,
opportunamente rifilate, venivano messe in salamoia per la
salagione. Le tecniche di produzione locali prevedono un periodo
di salagione molto lungo: trenta - quaranta giorni. Non si ritiene
ragionevole un così lungo periodo di salagione. Infatti i
prosciutti di produzione locale sono eccessivamente salati. Il
lungo periodo di salagione trova giustificazione nel non voler
correre il rischio di trovarsi alta fine della stagionatura con
prosciutti avariati. Dopo il periodo di salagione, le cosce
venivano lavate con vino bianco e messe ad asciugare per qualche
giorno. Al termine dell'asciugatura le cosce venivano pressate
sotto assi di legno con carichi di zavorra improvvisati (sacchi di
grano od altro) per favorire l’uscita di liquidi organici residui.
Ultimata la fase di preparazione le cosce venivano impepate e
messe a stagionare. La stagionatura dei prosciutti terminava in
piena estate.