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Com'era prima dell'incendio del settembre 2017 |
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"... la residenza aristocratica di età tardoantica, sicuramente appartenuta ad una ricca famiglia senatoria, forse Cornelii Scipiones Orfiti, come sembrerebbe documentare un’iscrizione ..." |
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Una villa nel tramonto dell'impero C’è chi l’ha definita la Piazza Armerina di Puglia. E’ in effetti la residenza tardoantica in corso di scavo in località Faragola (scavi iniziati nel 2003 dall'Università degli studi di Foggia e tuttora in corso), nel territorio di Ascoli Satriano, l’antica Ausculum. Anche se finora l’area indagata, è solo parte di un complesso molto più vasto e articolato, la villa di Faragola, databile fra il IV e VI secolo d.C., si presenta già come uno dei più significativi esempi di residenze rurali tardoantiche nell’Italia meridionale. Le ricerche stanno ricostruendo una lunga vicenda, a partire dalle fasi insediative che precedettero la villa, prima della conquista romana della Daunia avvenuta tra la fine del IV e II secolo a.C. Il sito di Faragola ha una collocazione per più versi strategica, rispondente ai precetti degli agronomi romani Catone, Varrone e Columella, relativi alla scelta del luogo ideale per la costruzione di una villa: l’edificio è posto su un pianoro alle ultime propaggini collinari che delimitano la fertile valle del Carapelle, a soli cinque chilometri da Ascoli Satriano (Ausculum), del cui territorio questa proprietà faceva parte, e a nove chilometri da Ordona (Herdonia). La villa era dunque vicina a due importanti centri urbani, nei cui mercati potevano essere venduti i prodotti freschi e acquistati i generi necessari alla vita dell’azienda agricola. A ciò che rendeva l’area di Faragola particolarmente adatta all’insediamento era l’ampia disponibilità d’acqua, garantita da molte sorgenti e dal fiume. Infine, la villa non era isolata, ma sorgeva lungo un’importante arteria, che, oltre a dare sicurezza, garantiva facili collegamenti (la via Aurelia Aeclanensis o Herdonitana). Due sono i poli principali del complesso finora individuati: una lussuosa cenatio (sala da pranzo) estiva e un ampio e articolato balneum (terme). La circostanza non sorprende poiché è nota l’importanza assunta dalle terme e dalle sale per banchetto nelle residenze rurali tardoantiche, a conferma della centralità attribuita dalle aristocrazie sia alla cura del corpo sia ai piaceri della tavola, e in generale agli spazi e alle pratiche della vita sociale e della convivialità. La sala da pranzo - "Cenatio" Ma è soprattutto la cenatio, la sala da pranzo, a fornire le indicazioni più chiare sul progetto architettonico, decorativo e ideologico che sta alla base dell’intervento edilizio promosso in età tardoantica dal dominus (il padrone), di sicuro un personaggio colto, oltre che dotato di cospicue risorse finanziarie, perfettamente integrato nelle forme di vita e nelle manifestazioni tipiche della classe aristocratica cui apparteneva. Il grande vano a pianta rettangolare (m. 10x17), dotato di tre ingressi, si presentava come un padiglione, una sorta di “gazebo” in giardino, provvisto di copertura ma con i lati lunghi aperti. In una prima fase, tra la fine del IV ed inizi del V secolo d.C., il pavimento era costituito da un grosso mosaico policromo con decorazione geometrica del tutto simile ai pavimenti delle terme ed è verosimile che già allora l’ambiente svolgesse funzioni di sala da pranzo, probabilmente con la tradizionale sistemazione a triclino. Non molto tempo dopo, nel corso del V secolo d.C., il dominus ritenne di dare alla cenatio una sistemazione più lussuosa e monumentale, oltre che fortemente innovativa. Le trasformazioni riguardarono principalmente il pavimento e la realizzazione di un tipo particolare di divano per banchetto (stibadium) in muratura, provvisto di una fontana. Il pavimento, sovrapposto al precedente mosaico, fu realizzato con lastre di marmo prevalentemente di reimpiego di vari tipo e colore, sistemate in modo da creare tre diversi livelli pavimentali. Particolare rilievo, per la posizione enfatica e il pregio dei materiali impiegati, avevano tre tappeti in opus sectile, originariamente montati forse su pareti e poi inseriti come emblemata nella pavimentazione marmorea lungo l’asse centrale del vano.
Il divano per banchetto - "Stibadium" L’elemento di maggior spicco della cenatio è costituito dal raro stibadium, il divano in muratura per il banchetto, collocato in posizione dominante e in maniera enfatica sull’asse principale dell’ambiente. Di forma grosso modo semicircolare, ha lo spazio centrale occupato da una piccola vasca. Il rivestimento della struttura è particolarmente accurato: le parti meno visibili, sono foderate da lastre di marmo bianco, mentre la facciata presenta una decorazione nella quale si integra sapientemente opus sectile marmoreo, mosaico ed elementi scultorei figurativi. Il lato destro, meglio conservato, presenta al centro un tondo di marmo bianco (oscillum) scolpito a bassorilievo, inquadrato da due cornici di tessere musive di pasta vitrea con foglia d’oro e di dentelli triangolari, con la raffigurazione di una danzatrice davanti a un’ara sulla quale è appoggiata una cista con avvolto un serpente. Un secondo frammento, rinvenuto negli strati di crollo, conserva un volto femminile, con il caratteristico copricapo di canne.
Le Terme - "Balneum" Le terme comprendono: un ampio salone, gli ambienti tiepidi (tepidaria) e caldi (caldaria), oltre a una serie di vasche. Alcuni vani presentano una pregevole pavimentazione a mosaico con motivi geometrici. L’ambiente di maggiori dimensioni, utilizzato forse ad uso palestra o per altre attività termali, si caratterizza per un mosaico articolato in quattro pannelli quadrati, mentre una cornice a foglie d’edera, cui sono unite grandi foglie cuoriformi campite di rosa, segna il margine esterno del pavimento. Oltre a una serie di vani di servizio, particolare rilievo aveva nel complesso termale un ambiente (frigidarium) pavimentato con grandi lastre di marmo, che consentivano l’accesso a vasche di diverse dimensioni, tra cui si distingue una vera e propria piscina (natatio). Il rinvenimento di una scultura in marmo raffigurante un bambino cacciatore, con sembianze di un satirisco, databile al II secolo d.C., conferma l’alto livello degli apparati decorativi.
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