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“… uomo di preghiera, attingeva l’amore vivo per i figliuoli della sua Diocesi, a quel fuoco di amore infinito e incommensurabile, che è Dio, carità eterna. Breve fu il suo episcopato, di soli tredici anni, ma fu talmente ricco di opere e la sua memoria è sempre viva ...” |
Mons. Domenico Cocchia, vescovo di Ascoli Satriano è nato a Cesinali (AV) il 10 luglio 1843 da Francesco e Rosaria Vitale. Quindicenne entrò nell’Ordine dei Cappuccini della provincia di Salerno. Fu ordinato sacerdote a Parma nel 1866. Fu missionario per tre anni in Inghilterra e da qui si imbarcò per gli Stati Uniti d’America dove lavorò fino al 1874 come segretario di Mons. Ignazio Persico. Ritornato in Europa fu di nuovo inviato in Inghilterra, dove svolse prima il compito di missionario e poi quello di Parroco. Papa Leone XIII lo nominò Vescovo titolare di Theveste – Numidia (Algeria), la consacrazione avvenne l’8 agosto 1884 per le mani del Cardinale Guglielmo Sanfelice a Napoli. Nel novembre del 1884 fu inviato ad Otranto come Amministratore Apostolico e finalmente il 23 maggio 1887 fu trasferito alle Diocesi unite di Ascoli Satriano e Cerignola. Alla festa dell’Immacolata Concezione del 1887, faceva il suo ingresso solenne nella sede di Ascoli Satriano, alla quale era stato di recente promosso. Domenico Cocchia, il Pastore buono di cui padre P. Jorio arcivescovo di Taranto, ebbe a scrivere un giorno: “Il bel cuore fu il distintivo del carissimo amico nostro. Egli visse tra noi con questa nota speciale e con questo elogio passa ai posteri il suo nome”. Una fama ben meritata di carità eroica e di zelo instancabile, acquistata nei quartieri popolari di Londra al capezzale degli infermi, tra i derelitti della vasta solitudine di Savannah in America e a Otranto come Amministratore apostolico. |
Alla sua nuova sede, Mons. Cocchia portava un intelletto sano e nutrito, illuminato da una fede viva ed integra, un cuore umile e ardente di carità, che batteva all’unisono con quello del suo Serafico Padre S. Francesco. Umiltà, carità, preghiera, ecco le tre virtù in cui si riassume la vita pastorale di Mons. Cocchia. Caritatevole, dal cuore di Padre che tutto abbraccia e niente omette, educato alla scuola dei sacrifici, del disinteresse e di tutte le privazioni, col gusto di una rettitudine inappuntabile e con un solo ideale: farsi tutto a tutti, per essere a tutti di giovamento e salute. Uomo di preghiera, attingeva l’amore vivo per i figliuoli della sua Diocesi, a quel fuoco di amore infinito e incommensurabile, che è Dio, carità eterna. Breve fu il suo episcopato, di soli tredici anni (1887-1900), ma fu talmente ricco di opere e la sua memoria è sempre viva. Un esempio tra mille: ammalatasi gravemente un povera donna di Cerignola, il marito miscredente, proibì che le venissero dati gli ultimi conforti. Monsignore, venuto a conoscenza di questo fatto, si recò subito a Cerignola, e una sera, mentre il marito della donna era assente, andò presso l’inferma. Il Santo Vescovo la confortò e la confessò. Mentre stava per andarsene, sopraggiunse il marito della donna, il quale era molto adirato, estrasse una rivoltella e sparò. Il colpo andò a vuoto, il Vescovo andò incontro all’uomo, lo abbracciò, lo baciò e gli disse: “Ho torto, ho trasgredito i suoi ordini; faccia di me quello che crede”. L’uomo a tali parole gli si gettò ai pedi, gli chiese perdono, volle confessarsi e da quel giorno iniziò una vita da cristiano. La sera del 4 novembre 1900, sotto una dirotta pioggia, si recò ad officiare nella chiesa del Purgatorio ad Ascoli Satriano la Santa messa e ne uscì a tarda ora, pieno di sudore. Invece di fare ritorno a casa, si recò a casa di un infermo a visitarlo. Lo confortò e gli diede tutto quello che aveva in tasca: due lire e tre soldi. Bagnato di acqua e di sudore, raffreddato, si ritirò a notte tarda, già in preda al malore che due settimane dopo, a soli cinquantasette anni, lo trascinava al sepolcro. Ricostruì il Seminario di Ascoli Satriano sull’area dell’antico e medievale Monastero di Via Carrara dandogli l'attuale aspetto e aggiungendo due dormitori e dieci aule scolastiche. Il 10 aprile 1898 chiese al Papa Leone XIII di proclamare la Madonna della Misericordia Patrona di Ascoli Satriano. Recuperò il Monastero di S. Maria del Popolo. Curò moltissimo l’istruzione del popolo, fondò l’Azione Cattolica, predilesse i piccoli, i deboli, gli ammalati e i poveri. Era dedicato a lui il "ricovero di mendicità" che si trovava accanto al convento di S. Potito, sulla collina omonima (al suo posto la civica amministrazione costruì il plesso della scuole elementari). |
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sinistra, la casa natale a Cesinali (AV), ad Ascoli Satriano la processione Madonna
della Misericordia del 1898, |
Scrisse il seguente testamento spirituale: Il 18 novembre 1910 vennero traslate le sue spoglie dal cimitero di Ascoli Satriano al Duomo dove fu tumulato in un bel monumento, opera dello scultore De Chirico.
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Fonte: |
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