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“... fu professore di matematica nella Reale Accademia della Nunziatella di Napoli. Nel 1770 ha pubblicato la sua opera - Discorso intorno agli equilibrj - che rappresenta una tappa importante nell'evoluzione della meccanica razionale ...” |
Vincenzo Angiulli, fisico e matematico. Nato ad Ascoli (Satriano) il 17 febbraio 1747, ha studiato nel Seminario locale, si è laureato a Napoli in Filosofia. A soli 23 anni divenne socio dell'Accademia Clementina e dell'Istituto delle Scienze di Bologna, è stato professore di matematica nella Reale Accademia della Nunziatella di Napoli. Qui nel 1770, ha pubblicato la sua opera “Discorso intorno agli equilibrj”, l’opera costituisce un significativo punto di transizione nello sviluppo della meccanica razionale postnewtoniana. Nel 1799 è stato componente dell’Amministrazione Dipartimentale repubblicana di Foggia. Dal 1806 al 1816 è stato Commissario per la liquidazione delle terre censuarie del Tavoliere. A lui si deve la costruzione in via San Rocco ad Ascoli (Satriano), di un suntuoso palazzo, conosciuto come Caserma Vecchia (palazzo Angiulli) che diventò un centro di studi e di discussioni scientifiche, storiche, economiche e politiche, dove si incontravano i migliori intellettuali. Morì a Napoli nel 1819.
da
sinistra: la sua opera “Discorso intorno agli equilibrj” e Palazzo
Angiulli (Caserma vecchia) Ha scritto e recitato l’elogio funebre in onore di re Carlo III di Borbone, nella Cattedrale di Ascoli (Satriano), dedicato alla duchessa Maria Gratimola Filomarino, moglie del duca di Ascoli Troiano V Marulli, che fu molto vicina ai sovrani borbonici. «Se il pianto fosse mezzo bastevole a riparare le perdite, che noi la Morte gli Eroi dell’Umanità benemeriti togliendo ci reca, vorrei questa mane, Uditori, ogni argomento di tristezza e di lutto presentarvi per esprimere dagli occhi vostri un fiume di pietosissime lacrime, e rinvigorir vorrei i vostri amari singhiozzi ed affannosi sospiri per richiamare in tal guisa l’Augusto, Invitto, Potentissimo Carlo III […]». Prosegue l’elogio: « […] e Tu, eterno Iddio, che l’Universo intero, non che questa bassa terra reggi, e governi e che per tuoi imperscrutabili fini altri popoli affliggi per mezzo di scellerati tiranni, ed altri feliciti, e degli amplissimi tuoi benefici ricolmi, dando loro Re saggi, e d’ogni virtù ornati, e ripieni; poiché per Tua special grazia donasti a noi CARLO, che noi secondo i tuoi precetti reggendo alla massima felicità sollevò, che dagli uomini può godersi in questa vita mortale; e poiché a Te piacque una volta toglierlo a noi per sollevarlo all’alto Trono di Spagna, ed ora sollevandolo a Trono più sublime hai voluto a Te chiamarlo nella Reggia Celeste per coronare le sue virtù, e dargli il premio delle sue fatiche, Degnati, Signore dar lunghi giorni al di lui figlio nostro Re FERDINANDO, e conservalo lungamente tra noi, […]». Non meno importante, è sicuramente il saggio scritto con Giuseppe De Rogati, sui Coloni Enfiteuti delle terre a coltura e delle masserie di portata nel Tavoliere di Puglia del 1816, dove gli autori, trattano questa tematica partendo dallo stato delle terre del Tavoliere prima della censuazione ossia dal regno di Alfonso d’Aragona con tutte le riforme fatte da questi: reintegro dei tratturi, regolamentazione legislativa della Dogana della mena delle Pecore e l’istituzione del Regio Tribunale prima istituito a Lucera e poi a Foggia. |
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