Home > Tradizioni > Come eravamo > La tradizione carnevalesca: ' lu Carnuėlė ' |
SantAntuėnė masckėrė e suėne! . Il detto, ancora in uso, non vuol essere irriverente per il glorioso protettore degli animali, in quanto, solo casualmente, la celebrazione liturgica del Santo anacoreta coincide con linizio della grande baldoria. Ad Ascoli Satriano la tradizione carnevalesca, negli ultimi anni, ha subito dei notevoli cambiamenti, adeguandosi al gusto corrente dei carri allegorici. Un tempo il tutto era affidato allimprovvisazione di gruppi eterogenei che, mascherandosi alla meglio, si introducevano nelle case cantando filastrocche, recitando versi o mimando qualche farsa. Vigeva, anche, una consuetudine abbastanza originale: vi erano quattro forni alimentati a paglia (la maggior parte della gente panificava in casa e, secondo la vicinanza, portava a cuocere le pagnotte a lu furnė dė lu Puzzillė, dė lAllorgė, dė Sandrocchė, dė Machiavčllė). I fornai, per loccasione, allestivano lu Carnuėlė: un panciuto fantoccio zeppo di paglia, con una zucca rotonda per testa, su cui si incidevano e disegnavano approssimativi tratti somatici. |
Dopo laccurata preparazione, lo sistemavano su di una seggiola dal fondo bucato, nellatto di tracannare un fiasco di vino e lo piazzavano davanti allentrata del forno, per fare bella mostra. Lultimo giorno precedente la Quaresima, il Giovedģ Grasso, si svolgeva un corteo molto singolare: il pupazzo, montato cavalcioni su di un asino provvisto di una tintinnante sonagliera, bardato di tutto punto e con un drappo rosso, era sorretto dal fornaio in groppa e condotto lungo le strade delle suddette contrada. Seguiva e precedeva, in ordine sparso, un numerosissimo stuolo di ragazzini, pił o meno mascherati, che, con secchi, coperchi di pentole, campanacci, fischietti e quantaltro potesse emettere rumore, facevano un tal fracasso da richiamare persino lattenzione di chi aveva ben altro per la testa. Durante il tragitto si effettuavano delle soste davanti alle case dei clienti del forno e, messi a tacere gli strumenti a percussione, tutti allunisono recitavano la nota filastrocca: |
Canuvėlė Carnuvalicchiė, dammė nu ruėcchiė dė zazicchiė, e si non mė la vuo de, ca tė pozza tutta sėcche!. |
Carnevale Carnevalino, dammi un pezzo di salsiccia, e se non me la vuoi dare, che ti possa tutta seccare! . |
Al rientro dalla lunga sfilata si procedeva allesecuzione della condanna al rogo del povero Carnevale: tra finti lamenti e pianti, veniva scaraventato nel vano incandescente, sottostante il piano di cottura del forno dintė a lu nviérnė, a cui seguiva una grande fiammata. |
Fonte:
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