Home > Tradizioni > Come eravamo > Il ficco annodato: ' la nocchë ' |
Lo sfoggiavano le ragazzine, sistemato tra i capelli o all’estremità delle trecce, ed era d’obbligo anche per noi maschietti portarlo, durante le Elementari, a papillon sul grembiule nero. Un altro fiocco, bianco con frange dorate e ricami raffiguranti l’ostia e il calice, lo ostentavamo, legato sul braccio sinistro, il giorno della Prima Comunione. L’immagine che spesso affiora alla mia memoria è quella di una Cattedrale, nelle ore pomeridiane del periodo scolastico, pullulante di frugoletti vocianti, mentre ripetevano all’unisono ciò che era enunciato da pazienti maestre.
Ad ogni altare delle due navate sedeva un
gruppo di una ventina di noi (suddivisi in maschietti e femminucce).
Quanti ne eravamo? Sicuramente centinaia, se si tiene conto che Ascoli
Satriano negli anni cinquanta contava circa dodicimila abitanti e aveva
un alto numero di natalità (con tutte le ristrettezze del tempo, i figli
si ritenevano una benedizione del Cielo, e le famiglie, per lo più,
erano numerose). |
Sono legato alla figura di un giovane sacerdote di allora, coordinatore e guida spirituale di noialtri, mons. Antonio Silba, che al suo alto Ministero ha sempre unito l’affetto paterno e un efficace approccio pedagogico. Ebbene, l’illustre e caro don Antonio, per farci frequentare con assiduità e tenere sempre desta la nostra attenzione, ci proiettava ogni settimana un film della “Walter Disney” con i divertentissimi personaggi che conoscevamo per la prima volta: Paperino, Topolino, Pluto, Braccio di ferro. Vi lascio immaginare l’entusiasmo con cui guardavamo quei cartoni animati. Dopo il catechismo ‘la duttrinë’, invadevamo il contiguo cortile del seminario e le stanze dell’Azione Cattolica, dove si giocava alla bandiera, a palline di vetro o a ping-pong. I più buoni - ma anche i birichini - ricevevano caramelle, ritagli di ostie e santini. Prima delle processioni di Maggio si svolgeva la suggestiva cerimonia: da una parte i maschietti con il vestito nuovo da riutilizzare (a pochi ne era consentito uno esclusivo per la sola occasione): pantaloni corti (per risparmiare stoffa), giacca, camicia bianca con cravatta; dall’altra le femminucce con vaporosi e lunghi vestiti di organza bianca (riciclati, dove di Prime Comunioni ve ne erano già state), capelli sciolti sulle spalle con acconciature a tortiglioni “li bucchëlë”, tanto diverse nella foggia e nell’aspetto da stentare a riconoscerle. Allineati in doppia fila, con nella mano destra la candela e sul braccio sinistro il fiocco annodato, dopo aver attraversato la navata centrale, ci sistemavamo nei banchi. La Santa Messa per l’occasione era cantata e di celebranti ve ne erano tre: il parroco, don Potito Rosario, con gli assistenti, don Antonio Silba e don Felice Bisciotti. Dopo il rito veniva consegnata ad ognuno di noi la pergamena ricordo ed una medaglia, che molti, ancora oggi, conservano gelosamente. |
Fonte:
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