E’ certo che già nel ‘600 la famiglia aveva
possedimenti e capacità finanziarie, tanto da concedere un prestito alla
città di Ascoli. In quell’epoca era feudatario Antonio de
Leyva.
I fratelli Cristofaro e Domenico Visciòla, sono ad oggi i
capostipiti della famiglia noti, con certezza documentaria hanno dato
vita al ceppo ascolano e probabilmente questo Cristofaro è colui che ha
istituito il Monte dei Pegni Visciòla ad Ascoli, tesi avvalorata
dai crediti contratti con vari debitori.
Un documento del 1782 rinvenuto presso
l’Archivio storico di Ascoli Satriano, ci aiuta a mettere luce su uno
dei rami della famiglia nel corso del ‘600. Il documento era stato
redatto in occasione di una causa legale promossa dai fratelli
Michelangelo e Nicola Maria Visciòla contro il
convento dei frati Agostiniani dell’ordine Eremitico di Ascoli,
denominato Santa Maria del Popolo. Il documento conteneva all’interno
una tavola di discendenza, una specie di albero genealogico che serviva
ad appurare se i due personaggi promotori della causa fossero fratelli
consanguinei, aventi diritto all’eredità di un fedecommesso perpetuo che
un tale Giulio Lizza aveva disposto con due atti del 31 gennaio 1652, a
firma del Notaio Bernardino Cautillo d’Ascoli. Con questi atti, Giulio
Lizza comprava e nello stesso tempo donava i beni appartenuti alla
famiglia Visciòla alla figlia Giovanna, moglie di un Visciòla. In
giudizio veniva stabilito che i due fratellastri erano consanguinei e
quindi avevano diritto al fedecommesso perpetuo. Michelangelo e Nicola
Maria, erano figli di Giovanni Ferdinando Visciòla, avuti da due
matrimoni diversi.
Nel 1674 era feudatario di Ascoli il nobile
barlettano Troiano Marulli. Verso la metà del ‘700, una delle riforme
introdotte dal re Carlo III fu il catasto generale del Regno, detto
Catasto Onciario, dal nome della moneta utilizzata come unità di
misura, l’oncia, del valore di sei ducati. Il Catasto Onciario di Ascoli
Satriano è stato redatto nel 1753.
Analizzando
il Catasto Onciario di Ascoli Satriano, si riporta l’elenco dei dati che
riguardano i membri della famiglia Visciòla. Geronima Visciòla,
nata nel 1687 moglie di Francesco Agnoni, insieme avevano sei figli. Di
seguito sono elencati i beni ed i capitali posseduti. Di lei non si
conoscono i legami con gli altri membri noti della famiglia. Giovanni
Ferdinando Visciòla è il padre dei fratellastri Michelangelo e
Nicola Maria. Don Cristofaro Visciòla, canonico ed Arciprete
della Chiesa Cattedrale di Ascoli Satriano, ha fatto parte del Capitolo
Cattedrale dal 1753 al 1777 e nel 1754 ha redatto lo Stato delle Anime
della Municipalità. All'epoca era vescovo Mons. Giuseppe Campanile. Un
altro contributo alla conoscenza della comunità ascolana nel '700 è
l'analisi della "Numerazione dei Fuochi", una specie di
censimento fiscale che serviva ad identificare le varie famiglie del
tempo. Don Cristofaro insieme al fratello Giovanni Ferdinando hanno
donato vari censi al monastero di San Giovanni Battista e al monastero
dei Padri Agostiniani di Santa Maria del Popolo. Possedeva una casa sita
il largo Castello composta da più appartamenti e al piano superiore
abitava il fratello Giovanni Ferdinando. La casa è ancora esistente.
Giovanni Ferdinando Visciòla è
stato sicuramente l’acquirente di “Palazzo Visciòla”, sito in
quella che oggi si chiama Via Torre Arsa n. 3 ad Ascoli Satriano,
attuale sede Comunale. Il palazzo è stato costruito dai padri Gesuiti
nel XVI secolo, tra il 1532 ed il 1595. Da questo luogo i Padri hanno
amministrato i feudi di Stornara, Stornarella, Orta, Ordona, Carapelle
ed altri luoghi in agro di Ascoli, ed è rimasto di loro proprietà fino
al 1753. Nell’ 800 il palazzo è stato abitato da più nuclei familiari
dei Visciòla. Nel 1913 il Palazzo Visciòla è stato probabilmente
acquisito al patrimonio immobiliare del Comune, quando l’Amministrazione
comunale richiedeva un mutuo alla Banca Agraria di Cerignola (banca
coinvolta nel fallimento dei Visciòla, banca che era stata fondata nel
1886 dall’onorevole Nicola Pavoncelli, personaggio noto in famiglia e
parente del ramo di Vincenzo attraverso la famiglia Cannone di Cerignola).
Il Palazzo ha ospitato negli anni: la Casa Comunale, la Pretura
Mandamentale, la Stazione dei Carabinieri, la Biblioteca ed il Museo.

Palazzo
Visciòla

Nel 1799 il duca Marulli ha affidato il
governo della città ai suoi uomini di fiducia, esercitando il controllo
del territorio attraverso il suo Erario e Luogotenente Michelangelo
Visciòla e agli armigeri di Angelo Forni. Il 1° marzo 1799 veniva
eletta la prima municipalità con presidente il notaio Potito d’Autilia.
Il ceppo di Michelangelo Visciòla
Il 9 febbraio 1804 muore ad
Ascoli l’Ufficiale Doganale Paolo Centomani. Il 3 marzo 1804 all’età di
quarantotto anni Michelangelo Visciòla
è stato eletto Ufficiale della Regia Dogana,
questo era un incarico molto prestigioso ed ambito e la sua presenza ad
Ascoli era giustificata dalla vastità del territorio. Nel 1817 ha
proseguito la sua carriera come Giudice del Regno. Ha sposato Anna
Selvitella da cui ha avuto tre figli: Ferdinando, Antonio e
Gioacchino. Tra i figli di Michelangelo, il primo documento che
riguarda il suo primogenito Ferdinando è del 1807, contiene la
sua richiesta per la censuazione di un terreno appartenente al Convento
di Santa Maria del Popolo. Ferdinando ha sposato Giovannina Del Prete da
cui ha avuto nel 1812 una figlia, Angiola, che a sua volta ha
sposato Michele Russo con cui ha avuto undici figli dal 1831 al 1849.
Gioacchino
Visciòla
Nato nel 1791, terzogenito di Michelangelo e di Anna Selvitella. Nel
1829 affitta un terreno in località San Martino a Cornito, nel 1832-33
altri terreni in località Faugno e Lagnano da Capo sempre a Cornito, da
destinare a pascolo e a coltura. Questo era il periodo in cui la
soppressione della Regia Dogana di Foggia, la censuazione dei terreni
del Tavoliere e del Demanio Comunale facevano si che molti terreni
coltivabili e a pascolo fossero messi a disposizione della borghesia
ascolana, andando ad incrementare i patrimoni familiari. In questi anni
ci sono stati molti contratti d’acquisto e di affitto di terre, anche da
parte della famiglia Visciòla. Nel 1838 è stato rinnovato un titolo di
credito da parte del Comune a favore dei Visciòla, probabilmente si
trattava dello stesso credito che i Visciòla vantavano dalla fine del
‘500 nei confronti del Comune. Nel 1840 Gioacchino acquista alcune terre
del Tavoliere e nel 1841 termina la costruzione della casa di campagna,
la masseria in località Valle delle Castagne. Nel 1844 diventa
Consigliere Provinciale del distretto di Bovino.
Nel
1854
ha fatto apporre una lapide dedicatoria in marmo bianco all’interno
della cappella di San Pietro, nella Cattedrale di Ascoli Satriano, a
memoria della sua famiglia, con una dedica particolare al Vescovo
Leonardo Todisco Grande che, in seguito al terremoto del 1851, si era
prodigato per la ricostruzione del Seminario, di un nuovo refettorio,
aule scolastiche e l’oratorio. Per l’occasione ha restaurato l’altare.
Sulla parte alta della lapide è riportato uno stemma, quello della
famiglia Visciòla, con al centro un albero, sicuramente di vìsciole, ed
un serpente che si attorciglia sul tronco.
Gioacchino si è unito in matrimonio con due donne della famiglia Papa,
nota nella nobiltà ascolana, entrambe figlie di Domenico Papa ed Irena
Del Giudice. Nel 1815 ha sposato Emilia da cui ha avuto due figli,
Ferdinando Domenico Michele nel 1816 e Domenico nel 1819. Alla
morte di Emilia, Gioacchino si è sposato con la sorella Angiola Maria
Papa, da cui ha avuto sei figli: Emilia Anna Rosa Maria, Anna Maria
Irena, Marianna, Michele Francesco Saverio Antonio, Filomena Antonia e
Salvadore Cristoforo Antonio.
Di Ferdinando Domenico Michele Visciòla si hanno poche notizie.
Nato nel 1816 ha vissuto a Napoli dove ha avuto due figli, come
riportano due atti di nascita conservati nell’Archivio di Stato di
Napoli, entrambi con lo stesso nome Gioacchino, uno nato 1848 e l’altro
nel 1851; probabilmente deceduto il primo, il secondo ha preso lo stesso
nome.
Domenico Visciòla
Nel 1850 Domenico Visciòla
ha ricoperto il ruolo di Guardia d’Onore e 1853 quello di Consigliere
Provinciale. Nello stesso anno è poi stato eletto sindaco del comune di
Ascoli, ruolo che ha ricoperto fino al 1855. Nel 1865, ha acquistato
la statua lignea di Santa Lucia, inserita all’epoca sull’altare
della chiesa di Santa Lucia in corso Umberto ad Ascoli ed ora collocata
nella nuova chiesa di Santa Lucia nel quartiere Serpente rione INA Casa.
Un’epigrafe marmorea, posta a sinistra della parete dell’altare, ricorda
questo evento. Nel 1887, in occasione del rifacimento dell’altare
principale, Domenico e Gioacchino Visciòla hanno fatto apporre uno
stemma, in questo caso bipartito, che rappresenta il blasone della
famiglia Visciòla e quello della famiglia Cirillo Ferrusi di Cerignola,
in quanto Domenico ha sposato la figlia Maria Concetta Cirillo. Questa
chiesetta a pochi centinaia di metri da Palazzo Visciòla, è stata la
cappella di famiglia fino ai primi del ‘900.

da sinistra: Domenico Visciòla, la statua di Santa Lucia, la
chiesetta di corso Umberto e lo stemma bipartito
Domenico
il 25 aprile 1847 si è unito in matrimonio con Maria Concetta Cirillo,
figlia di Michele e Diamante Farrusi, nobile famiglia di Cerignola.
Hanno avuto un unico figlio, Gioacchino Michele Maria, nato il 14
aprile 1848, il quale ha dato vita ad un lungo ceppo che si è stabilito
a Napoli fino ai giorni nostri. Nel 1887 ci fu una raccolta fondi per
aiutare alcuni abitanti di Roma rimasti senza casa a seguito dello
scoppio di una polveriera, ma avendo riscosso in ritardo le
sottoscrizioni il comitato promotore rifiutò il raccolto in quanto già
chiuse le operazioni d’incasso. Non potendo restituire gli importi, la
popolazione decise di spendere quella somma per commissionare un
quadro raffigurante la SS. Vergine del Rosario che fosse simile a
quella venerata nella città di Pompei. Veniva dato l’incarico a
Gioacchino che commissionò l’opera all’artista napoletano Achille
Talarico, opera che ancora oggi si ammira nella chiesa di Pompei ad
Ascoli Satriano. Gioacchino nel 1900 è stato eletto sindaco di Ascoli
Satriano, ruolo che ha ricoperto fino al 1902. Gioacchino ha sposato
Carolina Caprile, hanno avuto sei figli: Anna, Carlo, Clelia, Domenico,
Giovanni Battista e Armando.
 Michele Francesco Saverio Visciòla,
quartogenito di Gioacchino, nel 1857, insieme ad altri due personaggi
ascolani, Carlo Capozzi e Michele Roselli,
hanno dato vita alla Banda Musicale di Ascoli Satriano.
Maestro
è stato nominato Ludovico Cesi da Benevento,
rimasto in carica fino al 1882. Tra il 1864 e il 1874 Michele
è stato eletto Consigliere Comunale insieme ad Errico e Salvatore
d’Autilia, Antonio Papa e Carlo Capozzi sindaco. Nel 1874-1875
ha ricoperto il ruolo di Vice Pretore Reggente nella sede di
Ascoli;
si
è sposato il 10 giugno 1855 con Rosa Maria Filomena Tedeschi
conosciuta come Rosina, figlia di Vincenzo Tedeschi e Maria Coccia.
Hanno avuto cinque figli: Vincenzo Gioachino Ferdinando
(1857), Angiola Maria
Antonia Amalia, Gioacchino Antonio Ferdinando, Emilia Filomena
Elvira Silvia e Marietta. Vincenzo, il primogenito si è sposato con
Elena Cannone, figlia di Giuseppe Cannone, nota famiglia di Cerignola.
Hanno avuto tre figli: Michele, Giuseppe ed Enrico.
da
sinistra: Vincenzo
Visciòla,
Vincenzo con Elena
Cannone
 Nel 1887 Vincenzo ed Elena
hanno conosciuto a Cerignola Pietro Mascagni, compositore e
direttore d’orchestra, che nel giro di poco tempo
è diventato famoso. Il 6 aprile 1891 a causa di un aborto con
emorragia Elena morì, aveva ventisette anni. Superato il lutto Vincenzo
iscrisse i propri figli in collegio presso il Regio Convitto Nazionale
Vittorio Emanuele di Lucera. La secondogenita di Michele era Angiola,
a soli sedici anni veniva data in sposa al primogenito di una facoltosa
famiglia di Troia, Domenico Iamele. Hanno avuto tre figli: Guido, Adele
e Bianca. Vincenzo, dopo la morte dell’amata Elena si
è trasferito a Cerignola dove ha conosciuto Filomena Mancini,
figlia del fattore delle sue terre. Con lei ha avuto otto figli.
Vincenzo, si
è trasferito a Roma per curare un male incurabile che lo portò a
morte il 1 gennaio 1920. Prima di morire ha sposato Filomena.
da
sinistra: Angiola
con Domenico Iamele, Angiola tra i figli Guido, Adele e
Bianca
Il ceppo di
Nicola Maria Visciola
Fratellastro di
Michelangelo, ha sposato Maria Giuseppa Farelli ed hanno avuto un figlio
Marcantonio, noto alle cronache per quelle vicende che hanno
riguardato la Carboneria. Ad Ascoli, alla Carboneria hanno aderito molte
famiglie, i Papa con Luigi e Potito, i Visciòla con Marcantonio, il
sacerdote Giovanni Sabbato Bari, Luigi Furina, il farmacista Nicola
Mazzei, Domenico Santacroce, i canonici Pasquale Porcari e Raffaele
Santoro, i preti Giuseppe Giovine e Biagio Lanzetta, l’abate Luigi
Minichini. Marcantonio, il 16 giugno 1814 si è unito in
matrimonio con Maria Luigia Brunetti di Potito Antonio ed Anna Giuliani,
hanno avuto cinque figli: Nicola Giuseppe Marco, Giuseppa, Potito
Mariano Antonio, Mariano Antonio Potito e Rosa Chiarina Giuseppe
Fortunata. Tra i figli di Marcantonio, l’unico di cui si hanno notizie è
il primogenito Nicola che nel 1837 è stato sostituto Cancelliere
e tra il 1885-1894 Notaio in Ascoli Satriano. Il 14 dicembre 1840 si è
sposato con Grazia Maria Napoli, figlia di Rocco e Anna Maria Abruzzese,
hanno avuto dodici figli.
Conclusioni
Fino a tutto l’800 la
famiglia è riuscita ad introdursi nell’èlite borghese della città
attraverso diverse strategie, tra i vari esponenti c’è stato chi ha
seguito il percorso ecclesiastico, chi quello universitario frequentando
la città di Napoli e svolgendo professioni come dottore in legge o
notaio, chi il percorso militare, chi il percorso amministrativo, chi il
percorso agricolturale. In particolare in quest’ultimo caso, le
proprietà gravate di debiti e le proprietà dell’asse ecclesiastico sono
state messe in vendita e ne hanno usufruito benestanti o mercanti locali
investendo nel credito e accumulando ingenti proprietà; i Visciòla sono
diventati proprietari terrieri, imponendosi così nel governo della
città. Il patrimonio agricolo si è concentrato soprattutto in agro di
Ascoli, ma anche in altri feudi limitrofi. Ad Ascoli hanno posseduto
quattro masserie: Giarnera Grande, Giarnera Piccola, Tufarelle e la
Masseria Iascone per svariati ettari, fornaci e proprietà immobiliari in
Ascoli, Cerignola e Napoli. I discendenti della famiglia nel ‘900 hanno
perso quel carattere di imprenditorialità che è stato dei propri avi,
affidandosi ad amministratori poco scrupolosi che non sempre hanno agito
onestamente. Arrivato il momento del fallimento, per sopperire alla
vergogna, la famiglia ha lasciato per sempre Ascoli Satriano, facendo
perdere di sé le tracce in una sorta di diaspora, con la conseguenza che
i differenti ceppi si sono divisi tra loro. |