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"... l’icona di Maria SS. della Misericordia per gli ascolani non è una immagine della Vergine, ma il simbolo di una madre amata perché si è sempre interessata dei suoi figli nell’ora della prova, quando essi l’hanno invocata, sperimentandone l’efficace intervento ..." |
La Simbologia dell'immagine
L'Odigitria: L'immagine della
Madonna della Misericordia, che con la mano sinistra indica il
Figlio Gesù, e del genere odighitria, dal termine greco odegòs,
derivante dal sostantivo odòs, via, e dal verbo egéomai, condurre,
menare per via, che significa: colui che conduce, fa da guida. Maria
è la guida sicura che porta a Gesù, "ad lesum per Mariam". |
La sacra incoronazione Il 29 maggio 1930 alle ore 9 la venerata Immagine della Vergine venne solennemente trasportata in Piazza Cecco d’Ascoli (ora Piazza Giovanni Paolo II, Papa) e collocata su di un ampio palco innalzato accanto alla facciata della Chiesa del Purgatorio. Il Vescovo Mons. Sodo, con il Vescovo di Foggia, Mons. Fortunato Farina, e quello di Andria, Mons. Alessandro Macchi, salì sul palco, e «Alla presenza del Capitolo Cattedrale, del Clero, delle Corporazioni religiose, autorità civili e militari, associazioni, sezione combattenti», osservando il rito fissato nel documento della S. Congregazione dei Riti del 2 marzo 1897, benedisse le corone e intonò l’antifona Regina caeli, proseguita dai cantori. Quindi, ornando con la corona il capo di Nostro Signore Gesù Cristo, disse: "Sicuti per manus nostras coronaris in terris; ita et a Te gloria atque honore coronari mereamur in caelis" ( Come con le nostre mani sei incoronato sulla terra, così possiamo meritare di essere da Te incoronati di gloria ed onore nei cieli ). Poi, presa l’altra corona, la pose sul capo della B. Maria Vergine dicendo: "Sicuti per manus nostras coronaris in terris; ita per Te a Jesu Cristo filio Tuo gloria atque honore coronari mereamur in caelis" ( Come con le nostre mani sei incoronata sulla terra, così per mezzo di Te possiamo meritare di essere da Gesù Cristo Tuo Figlio incoronati di gloria e onore nei cieli ). Un battimani lungo e scrosciante si levò dalla marea di popolo che stipava la piazza e le vie adiacenti, mentre i genitori sollevando in alto i loro figlioletti, o tenendoli a cavallo,indicavano loro la Madonna con amabile sorriso. Poi il Vescovo concludeva, declamando la solenne preghiera con cui si chiedeva al Padre che chiunque avesse invocato il soccorso della Vergine SS. dinanzi a quella sua Immagine venisse esaudito: “O Padre misericordioso, per l’invocazione della Madre del tuo Unigenito Figlio Signor Nostro Gesù Cristo, che volesti assumesse l’umana carne per la salvezza del genere umano, conservata l’integrità della Madre, concedi che tutti quelli che, per pregare la Santissima Vergine, si accingeranno a onorare supplichevolmente la stessa Regina della Misericordia e graziosissima nostra Signora dinanzi a questa Immagine siano liberati dai pericoli imminenti, e impetrino al cospetto della divina Tua Maestà il perdono dei peccati commessi e delle omissioni, e al presente meritino di ottenere la grazia che desiderano, e in futuro possano rallegrarsi con i tuoi eletti per l’eterna salvezza. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen”.
il Vescovo Mons. Giovanni Sodo sul palco dell'inaugurazione Al canto del Te Deum si fece ritorno nella Cattedrale, dove Mons. Sodo circondato dal popolo santo di Dio e dalle ragguardevoli persone di cui sopra, celebrò il solenne Pontificale. Dopo la proclamazione del Vangelo, il predicatore Don Ludovico Esposito, concludendo un proficuo Mese Mariano, recitò dal pulpito il discorso ufficiale sul tema: "Corona aurea super caput eius". Così si accomiatava dal popolo, col quale aveva vissuto «Giorni indimenticabili di soavi emozioni e vicendevoli preghiere». Nel tardo pomeriggio ebbe luogo la processione, preceduta dalla licitazione, detta in dialetto ascolano la “lìcita”. In piazza, dinanzi al monumento ai caduti, si radunò una piccola folla di persone attorno a quelli che pretendevano portare in processione sulle loro spalle il quadro della Madonna e sorreggere il paliotto con le sei aste. Un pubblico Ufficiale per mezzo del banditore annunziava aperta la lìcita, per cui al maggior offerente sarebbe toccato l’onore di portare il quadro e il paliotto. I pretendenti presentavano nelle mani dell’Ufficiale la loro offerta in busta chiusa. L’Ufficiale dinanzi a due testimoni apriva tutte le buste, ma consegnava al banditore soltanto le due contenenti la maggior offerta; il banditore, con voce chiara annunziava tra la trepida attesa degli astanti: «Si spegne la prima candela; cinquemila lire la Madonna, cinquecento le mazze (cioè le sei aste del paliotto)». Si passava quindi alla seconda proposta e l’Ufficiale porgeva le due buste con l’offerta più pingue al banditore, che declamava: «Si spegne la seconda candela: settemila lire la Madonna, duemila le mazze». Per la terza volta si ripeteva il. Solito rito, e il banditore tuonava: «Si spegne la terza candela: diecimila lire la Madonna, tremila le mazze». Le somme furono subito consegnate alla Commissione della festa, mentre i vincitori si dirigevano commossi e lieti verso la Cattedrale per esercitare il loro ambito ufficio, che li avrebbe additati all’ammirazione del popolo fino alla prossima processione, quando i loro avversari li attendevano per prendersi la una nobile rivincita (Qui è da notare che la “lìcita” non fu più praticata dall’anno 1997 per disposizione di Mons. Giovan Battista Pichierri). E finalmente, alle ore 18, l’attesa Processione della veneratissima Immagine della celeste Protettrice col capo adorno dell’aurea corona sfilò per le vie cittadine. Apriva il lungo corteo il bianco stuolo delle bambine dell’Istituto “Pompei” col loro altissimo stendardo, guidate dalle Suore Domenicane del SS. Sacramento, seguivano le Suore di Carità con i “paggetti” dell’Asilo S. Giovanni, le Figlie di Maria, l’Azione Cattolica, le Congreghe di S. Maria degli Angeli, del Purgatorio, di San Rocco e S. Maria del Soccorso, il Seminario, i Frati Minori del Convento S. Potito, il Capitolo Cattedrale in cappa magna. Il Vescovo Mons. Sodo in abiti pontificali e i Vescovi di Foggia e di Andria in abiti prelatizi precedevano immediatamente la sacra Icona portata a spalle dai fortunati vincitori della licita, sotto l’ampio paliotto rosso ricamato in oro sorretto da sei vigorosi giovani. Seguivano le autorità e la commissione della festa, e una grande folla. Fu una «Processione trionfale. Maria, tra i canti e le preghiere, alternati con le liete note del concerto bandistico, incedeva sorridente e benedicente, nella sua maestà di Regina, e ogni casa, balcone, finestra ebbe il segno della gioia e dell’omaggio con luci e fiori»; e nel cuore di ammalati, afflitti, giovani, bimbi e quelli provati dal dubbio e dall’angoscia si accese il fuoco della fede e brillò la luce della speranza. Al ritorno della processione il quadro sostò in piazza, dove furono lanciati nello spazio alcuni palloni aerostatici sui quali si leggevano frasi inneggianti a Maria SS. della Misericordia, e mentre essi si allontanavano dondolando lentamente nel cielo, gli spari di artistici fuochi pirotecnici mettevano gioia nel cuore di tutti. Intanto il corteo raggiungeva la «Cattedrale che era artisticamente addobbata, e il suo frontespizio e la piazza centrale erano una fantasmagoria di luci e di colori».
momenti della solenne processione La solenne Cerimonia terminava con parole di esortazione ad amare Maria e la suggestiva benedizione al popolo impartita in contemporanea dai tre Presuli presenti. Mons. Sodo era visibilmente commosso. Per lui la riuscita grandiosa cerimonia fu come il canto del cigno: infatti, sarebbe piamente morto in Portici (NA) il 23 luglio 1930. I festeggiamenti si protrassero per due giorni come affermazione di un avvenimento di grande importanza. I fedeli continuarono ad affluire numerosi in Cattedrale sostando a lungo con viva fede dinanzi alla Icona della loro dolcissima “Mater Misericordiae”. Se il concerto bandistico allietò gli animi con l’esecuzione di allegre marce per le strade cittadine e di opere liriche sull’apposita cassa armonica, l’accensione di artistici fuochi pirotecnici alle ore 24 mise termine alle solenni onoranze, creando un clima di entusiasmo e di amore verso la Madonna negli animi dei fedeli, che rientrando in casa si dicevano l’un l’altro: «Oh, è stata una bella festa!» ( Ué, ié sth’th’ ‘na bella fest’! ). |
La Veste o Rize Con il termine Veste della Madonna si indicava quella piastra argentea che per grande riverenza verso la Vergine Santissima ricopriva tutto il dipinto, lasciandone intravedere solo il volto. La Veste fino al 1924 veniva di solito applicata non solo sul quadro della Madonna della Misericordia di Ascoli ma anche su altri antichi quadri pugliesi, come l’Icona Vetere di Foggia, S. Maria Maggiore di Siponto, S. Maria di Pulsano, la Madonna di Ripalta di Cerignola (cfr. la suddetta Relazione del dott. Pasquale Rosario). Giova qui ricordare che ci sono note tre Vesti della Madonna della Misericordia: la prima, che fa vedere il volto e le spalle della Madonna; le altre due, invece, che lasciano libero solo il viso di Gesù e di Maria, sono attualmente esposte nel Museo presso la chiesa di S. Maria del Popolo in Ascoli Satriano: una di forma molto sobria, in legno argentato, l’altra d’argento con borchie in oro fusa nel 1827, come leggiamo nel Diario di Ascoli Satriano, di Ermenegildo Tedeschi: «Il giorno diciannove maggio, sabbato, partì per il ponte di Bovino una squadra di 14 civici a prendere la veste d’argento con i due cornucopi anche di argento, fatti a Maria Santissima della Misericordia dalli voti che aveva in vari pezzi d’argento ed oro. L’importo è asceso di detta veste e cornucopi a ducati 390. Si è posta la veste suddetta con massima devozione del pubblico, stando Maria Santissima nella chiesa dei soppressi Agostiniani, ove al solito si era portata processionalmente, essendo deputati Don Carlo Santoro, Don Luigi Boccardi (cieco ab infantia) e Don Domenico Farina » (Anno 1827, Capitolo I, Articolo 4). Volendo Monsignor Sodo eliminare la Veste per mostrare alla devozione del popolo l’intero sacro dipinto, vinse la forte opposizione degli Ascolani con la Incoronazione compiuta in un contesto di grande solennità; e riuscì nell’intento. Egli nella sua Omelia si compiace con gli Ascolani, i quali hanno accettato di buon grado la disposizione della Santa Sede, che consiglia di rimuovere dalle sacre Immagini le lamine d’argento (= la Veste) che le ricoprono tutte, eccetto il volto, e così restituirle al loro primitivo splendore. La Corona d’oro L’Incoronazione con aurea corona della vetusta Icona della Madonna della Misericordia, decretata dal Capitolo Vaticano il 10 novembre 1929, era il secondo solenne omaggio pubblico reso alla gran Madre di Dio, dopo la dichiarazione di Protettrice della città di Ascoli Satriano avvenuta il 1° aprile 1898. Gli Ascolani chiamati ad offrire l’oro per le due corone, una per la Vergine SS. e l’altra per il Bambino Gesù, risposero all’invito fatto dall’Arciprete (in nome dell’apposita Commissione) il quale dichiarava che «Quella corona d’oro sarebbe stata fulgida di tutti i palpiti dei nostri cuori grati e devoti». Molti mesi prima le donne accorrevano numerose per offrire i loro anelli ed orecchini d’oro nella Piazza principale, dove addossato al muro del palazzo Frezza c’era un tavolo: al centro sedeva un orefice, ai lati stavano in piedi i Sacerdoti don Potito Frezza e don Cesare Boffa, i quali ricevevano gli oggetti preziosi e li porgevano all’orefice, che, dopo averli passati sulla pietra di paragone, tratteneva i buoni e scartava i falsi. Il verbale stilato dal cancelliere Vescovile Don Giuseppe Capriglione il 29 maggio 1930 c’informa che “Le corone d’oro furono fatte fondere a Napoli dall’artista Antonio Innacoli con doni e offerte della popolazione. Le due corone sono del complessivo peso di gr. 405. La corona della Madonna, a stile bizantino, è di oro del titolo 750 con una rosa d’Olanda, un brillante e 25 altre pietre imitazione rubino. La corona del Bambino è anch’essa di forma bizantina, ma di dimensioni più piccole, e contiene 29 pietre imitazione rubino”. Le due corone furono consegnate al Vescovo dalla suddetta commissione alla presenza dei testimoni: Benedetto Arnone, Podestà di Ascoli, e Ettore Capecelatro, Pretore di Ascoli. Mons. Sodo, rifacendosi a S. Bernardo, afferma che a Maria Santissima competono tre corone: la corona di fiori perché è la Regina delle vergini, la corona di stelle perché è la Regina degli Apostoli, la corona d’oro perché è l’esemplare e la Regina dei martiri. «Anzi - continua - col pensiero uniamo insieme le tre corone formandone solamente una e diciamo. È tale la corona che Ascoli ha creduto donare a Maria SS.». E infine fa intervenire la Vergine, che rivolgendosi agli Ascolani afferma: «La mia corona siete voi; sono tanto lieta che mi avete preparato nel vostro cuore un triplice serto: belle corone espresse tutte nell’unica corona d’oro, bel trionfo della vostra fede e della vostra pietà cristiana». |
Fonte: dal libro "L'antica icona di Maria SS. della Misericordia in Ascoli Satriano" di Don Antonio Silba |
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